Recentemente ho vinto, grazie al voto popolare, il contest “la città ideale” indetto dal MAN ( Museo d’Arte dellaprovincia di Nuoro). Tema affascinante al quale ho deciso di iscrivere il mio lavoro. Voglio, con questo post ,spiegare le ragioni dell’immagine,ringraziare chi l’ha votata e ringraziare anche i responsabili del MAN che hanno indetto il contest.
Scrivo per aggiungere le parole all’immagine. Alcune scuole di pensiero dicono non sia necessario ma preferisco spenderci alcune parole.
Credo si sia capito che l’immagine voleva essere una provocazione e non una proposta. Provocare ha lo scopo di evocare. Io volevo principalmente creare una discussione sul tema delle piazze nella mia città (Nuoro) e una discussione parallela sulla stessa Piazza Satta. Opera d’arte celebrata eppure in evidente stato di abbandono affettivo.
- Le piazze di Nuoro
Pensata e progettata dall’artista Nivola, completata nel 1967, ha fra le sue caratteristiche quella di avere la pavimentazione in granito. Granito che fu lavorato, fra gli altri, da mio nonno, Francesco Guccini, “mastro Ciccio”. L’opera, a causa della sua importanza, ha influenzato il modo di fare piazze della città al punto che quasi tutte le nuove piazze sono state fatte in granito. Addirittura il progetto “Pratzas de Janas” impone il granito (come blocchi, come sassi, come dissuasori,ecc…) come unica via per l’arredo e la costruzione delle piazze. Se anche questa non fosse una regola scritta certo è stata la pratica dei progetti. Ma era giusto ispirarsi a Nivola solo in maniera materica perdendo il senso del progetto? Queste piazze rispondono alla necessita di benessere sociale che le persone si aspettano da una piazza?
Io credo che la risposta per entrambe le domande sia no. Ispirarsi al progetto di Nivola avrebbe avuto senso ma abusare dei materiali non è un’ispirazione. Chiunque abbia tracciato le linee guida del progetto ha sbagliato. In buona fede magari ma ha sbagliato. Il danno estetico sarebbe cosa banale non fosse che questo ha come conseguenza effetti peggiori. Il bello non è secondario perchè permette alle persone di amare e difendere quei luoghi che riconosce come propri. Se manca l’appartenenza viene meno il resto. Oltre questo le piazze in questione hanno due difetti tecnici che non mancano di farsi notare rispettivamente in Estate ed in Inverno. In Estate il caldo aumenta per via della pavimentazione che si comporta bene come accumulatore termico impedendone l’uso durante il giorno e creando un effetto “isola di calore” che si sarebbe dovuto evitare. In inverno poi con le pioggie è facile notare la scarsa permeabilità della pavimentazione che impedisce all’acqua di esser naturalmente assorbita. Il risultato è un carico d’acqua che poteva e doveva essere evitato agli impianti mai troppo performanti della città.
Questo rende questi luoghi inospitali e generalmente mal vissuti dai cittadini. Non credo fosse nell’intenzione dei progettisti ma il risultato lascia a desiderare.
Io con la mia immagine volevo indicare solo una via diversa più vicina a come la gente (secondo me) ama vivere i luoghi. Il prato voleva esser un provocazione per tutte le piazze in granito che hanno coperto gli slarghi di Nuoro rendendoli forse ordinati ma inospitali.
- Piazza Sebbastiano Satta
Un discorso a parte invece è per la sola Piazza Satta. Come credo si evinca da quanto scritto sopra che a me la piazza piace così com’è. Ma questo non vuol dire che sia giusto cristallizzarla. Per quanto opera d’arte è sempre un brano della città e con questa deve poter dialogare. La città e l’opera devono quindi avere la forza per potersi informare nuovamente ad ogni itervallo di tempo necessario a che nuove generazioni possano amare la nuova opera. Si tratta di vivere. Che piaccia o meno questo processo di “aggiornamento” è parte stessa della nostra vita. Il nosto pensiero quotidianamente si aggiorna e riforma le proprie strutture sulla base dei nuovi input. Questo deve essere consentito anche alla città. Questa infatti non è altro che una macro estensione del nostro pensiero. Se noi fermiamo il pensiero creiamo dei disagi tanto alla nostra mente quanto alle città. Proteggere non vuol dire impedire.
Questo per dire che io ero a favore del nuovo ingresso del MAN sulla piazza. Non perchè fosse un progetto perfetto, bello o altro. Ma perchè era la piazza a chiederlo. Era l’abbandono che ogni giorno la devasta ad indicare la necessità di una trasformazione. L’ingresso del museo, bello o brutto che sia, utile o meno che possa essere al museo stesso, poteva dare nuova vita alla piazza ed alla città. Tutto cambia ed è per questo che il cambiamento è sinonimo stesso di vita. Chi, per proteggere, impedisce alle città di “muoversi” le soffoca e le uccide. Questa verità è davanti ai nostri occhi. Quante città oggi sono prigioniere di se stesse? Questo accade in Italia che per la troppa paura di perdere qualcosa non si ha mai nulla. Rischiamo questa volta. Proviamo. La piazza potrà esser ripristinata. Il tempo perso non potremo mai recuperarlo!
Ecco quello che volevo: una discussione!
P.S.: E ricordo che piazza o non piazza, questa è la Piazza! 😉